Come coltivare i carciofi
|I carciofi appartengono alla famiglia delle Asteracee e delle Composite, e la sua coltivazione è diffusa nell’Europa mediterranea, specialmente nelle zone più calde della penisola italiana, visto che questa pianta, per crescere, predilige terreni profondi e ricchi, e un clima temperato. In tempi antichi, come alimento era apprezzato dagli egizi e dai romani.
La sua semina e la sua coltivazione
I carciofi va piantato in un terreno che drenato, non pesante ed abbia un pH compreso tra i 6 e i 6,5. Prima di piantarli, in maniera abbastanza profonda, è necessario fertilizzare il terreno, preferibilmente con un compost biologico.
La semina deve avvenire nei mesi di febbraio e marzo, se piantati in un semenzaio, mentre in un orto vanno piantati in aprile o maggio. Sempre durante quest’ultimo mese, deve essere trapiantato ed annaffiato abbondantemente. La pianta può raggiungere fino ai due metri di altezza.
Il carciofo è una pianta poliennale, che si può coltivare per anni, ma bisogna fare attenzione ad eventuali malattie fungine, come la peronospora, e da parassiti e insetti, come gli afidi, o dai topi.
Questa pianta va annaffiata regolarmente e in abbondanza, in modo che non marcisca. In un clima più freddo, inoltre, è importante ripararla, coprendo la coltivazione con dei teli.
Ci sono quattro varietà di carciofi, che si possono coltivare: quello romanesco, il violetto, il Paestum e il carciofo di Sant’Erasmo.
La sua raccolta e i suoi usi
Il periodi di raccolta del carciofo, cambia a seconda della sua varietà . Quelle primaverili, ad esempio, si raccolgono da febbraio fino alla fine della primavera, mentre quelle autunnali (coltivati soprattutto nel sud d’Italia) si possono raccogliere nel mesi di settembre o di ottobre. L’importante è non aspettare troppo, in modo che i carciofi non diventino troppo duri.
Una volta raccolto, è importante consumarlo in breve tempo. Le foglie e le radici, eventualmente, possono venire essiccate.
Come alimento, il carciofo è una buona fonte di sodio, potassio, calcio e fosforo, e per trarne dei benefici dal suo consumo, è meglio mangiarlo crudi, perché il suo principio attivo fondamentale, la cinarina, capace di stimolare la secrezione biliare e la diuresi, può perdere la sua efficacia dopo la cottura.
E’ anche possibile usare le sue foglie per preparare dei decotti, utili per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e da usare contro dei problemi come la gotta o l’artrite. Per uso esterno, è possibile usarli per purificare e tonificare la pelle del viso.